Un viaggio introspettivo che muove dalle radici della musica partenopea e, in equilibrio tra il rigore che la tradizione impone e l'amore per la musica classica, jazz ed etnica, approda a un sound ricercato, libero da pregiudizi stilistici, in grado di esprimere emozioni anche attraverso i silenzi.
Melodie, armonie e ritmi che hanno attraversato più di due secoli, diventando elemento costitutivo della quotidianità di ognuno di noi, si fondono in un mare di colori, passioni e sensazioni dando vita a un linguaggio svincolato da quella vena melanconica con cui spesso viene proposto il repertorio classico napoletano.
Il lavoro di incessante scarnificazione scava in mondi talvolta lontanissimi e compone un caleidoscopio di idee che, spogliate dai cliché, danno vita a un dialogo nuovo, fresco, a volte complesso altre semplice e disarmante.
In una sorta di racconto onirico la tradizione catalana esplorata da Miguel Llobet si mescola con la lirica drammatica e gioiosa di Salvatore Di Giacomo; il Brasile colto e popolare di Heitor Villa-Lobos si intreccia con la Napoli d'oro di Ferdinando Russo; e ancora, fuori dal tempo e dallo spazio, attraverso una specie di esperanto, colloquiano amabilmente Gabriel Fauré e Libero Bovio, Ralph Towner e Giovanni Ermete Gaeta (E.A. Mario), Roland Dyens ed Eduardo Di Capua.
Le note fluiscono nel solco tracciato dai tanti autori e compositori che, tra la fine del Settecento e la metà del Novecento, hanno rivolto il loro sguardo alla tradizione popolare e, rivisitando elementi semplici, sono riusciti a dar vita a creazioni che conservano la linfa di un racconto immediato e fruibile, pur celando strutture multiformi e articolate.
La formazione, nella sua composizione essenziale, consente ampi respiri senza mai dover rinunciare alle più piccole sfumature espressive.